LA CRISI DEL CINEMA ITALIANO. Intervista alla sceneggiatrice Antonia Tosini - Di Elettra Pirol

Napoli 03/01/2016. -D. Si parla spesso della crisi del cinema italiano, c'è chi dice che è colpa del pubblico, ma anche degli addetti ai lavori i quali appaiono privi di idee e non più in grado di innovarsi. Qual è il tuo punto di vista?

R. Forse io sono la persona meno indicata a dare delle risposte, perché a parte quei cinque o sei produttori cinematografici italiani con i quali ho collaborato e collaboro, principalmente i miei contatti di lavoro sono con  le produzioni straniere, dove oltre a collaborare con le  sceneggiature, collaboro anche come Production Planning. Purtroppo l'inserimento in Italia non è facile, non esiste la meritocrazia e se non hai amicizie "importanti" è tutto più difficile, inutile e ti assicuro che non è una frase fatta, anche se qualcuno ha detto che, se lavorano sempre gli stessi sceneggiatori non si tratta di favoritismi o raccomandazioni,ma del risultato di una carriera oculata...è adesso che li hanno spremuti come limoni e non sanno più cosa scrivere, qualcuno darà l'opportunità anche agli altri, di fare una carriera oculata?

Poi ci si lamenta della fuga dei talenti italiani all'estero. Sicuramente conoscerai l'aneddoto sul grande produttore Dino De Laurentiis. Una volta gli chiesero perché mai fosse andato a lavorare in America lasciando il nostro paese. "Perché è l'unico stato dove non è necessario essere di sinistra per venir considerati intelligenti". Risposta  secca, ma meritevole di qualche considerazione.

D. Quanto è importante il cinema per la società?
R. Moltissimo. Dal cinema partono spesso messaggi in grado di influenzare e condizionare i comportamenti e le scelte del pubblico, soprattutto di quello più giovane. La società italiana  è molto cambiata e i film riflettono squallide storie, fatte di continui tradimenti, di famiglie allargate, film dalla parolaccia facile, dove impera la volgarità.  Questi film, non sono altro che lo specchio del nostro modo di vivere . In un'epoca sempre più caratterizzata da un'economia mondiale basata esclusivamente sul profitto, capisco che è difficile, ma bisogna avere il coraggio di restituire al Cinema e al pubblico, la dignità di un tempo. Il cinema è un luogo sociale in cui progredire e imparare.

Abbiamo bisogno di nuove leggi che favoriscono la cultura e di produttori coraggiosi, che  investono sulle nuove idee e nuovi sceneggiatori, solo così potremo sbloccare questo appiattimento. Non si può pensare solo al dio denaro. I produttori non vogliono rischiare, per questo cercano di "rifare i film" che hanno portato qualche incasso del tipo: Benvenuti al Sud, Benvenuti al Nord, Matrimonio al Sud ecc...i soliti meccanismi dei produttori e dei distributori . Bisogna voltare pagina. Basta con i soliti cinepanettoni, che rubano spazio a film più meritevoli. Dobbiamo tornare a quando il cinema italiano contava su scala nazionale e internazionale. E poi, non è vero che gli attori italiani non sono all'altezza. Abbiamo attori bravissimi come Christian De Sica, Alessandro Gasman, giusto per citarne qualcuno, che secondo il mio modesto parere non sono valorizzati, potrebbero interpretare ruoli di grande rilievo (parlo del cinema, non della televisione), ma sono costretti a fare sempre i stessi ruoli in film commerciali. Qualche anno fa proposi alcuni attori italiani per un film internazionale, ma il produttore americano rifiutò, mi rispose che gli attori italiani non avevano mercato. Tutto questo dovrebbe farci riflettere.  Eppure il cambiamento è un processo naturale, legato alla crescita: senza cambiamento non esiste crescita.
Una vita senza cambiamento sarebbe in realtà già una morte...è il nostro cinema sta rischiando di grosso. Io penso che dovremmo fare come gli americani, dare al pubblico un'ampia scelta di genere. Ad esempio loro sono dei veri specialisti, scrivono storie interessanti, ben costruite, con dei finali significativi che costringono lo spettatore a una riflessione Oltre al genere drammatico e alla commedia.  Il thriller, il paranormale,  l'horror, il fantasy e la fantascienza sono i generi attualmente tra i più amati dal pubblico di tutto il mondo. Questi film  spesso superano le aspettative, poiché il mistero trasmette sempre forti emozioni. Oltre ad attirare l'attenzione di adulti e giovani, coglie anche la curiosità degli adolescenti, in quanto alimenta le paure e le tensioni collettive, quello che meglio riflette lo stato sociale. Questi sono i generi in grado di fare cassa, film con titoli dai costi esigui, ma in grado di raccogliere consensi e milioni. Infatti, quando arrivano questi film in Italia corriamo tutti a vederli.

D. Tuttavia sembra che tutti siano contro i nostri sceneggiatori, che scrivono brutte sceneggiature.

R. Mi fa rabbia che si parli soprattutto di crisi di idee, mancanza di talenti, di attori non all'altezza, forse si riferiscono agli sceneggiatori che più lavorano in Italia  e che probabilmente a lungo andare si sono appiattiti. Però, nessuno è capace di fare mea culpa.  Se vogliamo che il nostro Paese torni realmente a competere sui mercati internazionali e vincere le nuove sfide globali è fondamentale sviluppare una strategia competitiva alla scoperta di talenti creativi, come fanno in America con i vari concorsi di sceneggiature annuali e dove si può essere certi che i criteri di giudizio saranno trasparenti e meritocratici.  Secondo me, questa potrebbe essere una formula vincente.

I Film si fanno con le idee è vero, ma sono sicurissima che, nel mondo del cinema italiano, le idee e gli autori in grado di scrivere storie originali non mancano, sono le grandi produzioni che non se ne accorgono. Sono loro che devono aprirsi al  nuovo, e per farlo devono dare delle chances agli sceneggiatori anche se non famosi.  Chi dice che uno sceneggiatore sconosciuto non abbia buone idee? Se chiudi la porta e non ascolti, come fai a giudicare? Potresti avere di fronte un talento e non saperlo.

Comunque sia, tutti dovrebbero entrare nell'ordine di idee, che gli sceneggiatori sono degli artisti e per questo devono essere "incentivati". Le idee si pagano e bisogna dare il giusto peso allo sceneggiatore che merita di essere considerato, per mantenere una sua immagine professionale, come i registi e gli attori.

Qualcuno storcerà il naso, ma io voglio portare un semplicissimo esempio: prendiamo due donne una ricca e una povera, quando partoriscono hanno gli stessi dolori e le stesse sensazioni. La stessa cosa accade agli sceneggiatori (famosi e sconosciuti) quando "partoriscono una idea", l'impegno, le emozioni e le sensazioni sono identiche. L'unica differenza che quello famoso è ben supportato, mentre quello sconosciuto è mal pagato.

Purtroppo la crisi del cinema non è da attribuire solo agli sceneggiatori, tra i responsabili ci sono le produzioni, i distributori, la politica che non aiuta, nel senso che seguita a fare tagli, che non supporta,non dà spazio e valore alla cultura. Idem per i distributori. Solo una parte dei film prodotti raggiungono effettivamente il pubblico nelle sale cinematografiche. Anch'io ho un mio lavoro con la "Caro Film", e la regia di Veronica La Vieja Bilbao, che non ha ancora trovato una distribuzione. Ci sono moltissimi film, alcuni  anche con finanziamenti, che non trovano un distributore che voglia investire su di loro. Per non parlare della televisione, che  sembra non prendere coscienza della propria crisi. Anche li esiste una casta. Sono sempre le stesse cinque case di produzione che collaborano sia con la Rai che con Mediaset e gli autori sono sempre gli stessi.

D. Tu come te la cavi, riesci a lavorare?

R. Attualmente  realizzare un film è un'impresa non facile, ho due miei progetti internazionali e per coprire i costi stiamo cercando partners stranieri. Inoltre a breve sarò impegnata nella regia di alcuni documentari riguardante la promozione dei beni culturali vesuviani, con il produttore Emanuele Coppola.

D.  Il 2015 è andato via, ti ha portato bene?

R. Non mi posso lamentare, ho fatto una bella chiusura. Il mese scorso ho ricevuto dalla Commissione dell'Accademia Culturale "La Sfinge",  l'Oscar Europeo premio speciale "Donna dell'anno" (per le donne che si sono distinte professionalmente nella Cultura, Arte, Spettacolo), ma sono già stata avvisata, anche se in maniera non  ancora ufficiale, che il 16 gennaio dovrò ritirare  un prestigioso premio in un concorso tutto al femminile, dedicato al femminicidio.  Anche il nuovo anno, sembra portarmi bene.

Tra non molto pubblicherò "KOZARK 0.91 IL CAMPIONE". Un piccolo romanzo di fantascienza, adatto a tutte le fasce d'età. Mi aspettano, comunque dei concorsi letterari molto importanti in Europa e in Italia, dove spero, di raccogliere qualche consenso.

*) Antonia Tosini regista, sceneggiatrice e autrice di vari libri di poesie e saggi. Vanta un passato    di consulente di sceneggiature in diverse produzioni.  Ha collaborato e collabora sia con le sceneggiature che come Production Planning, con produzioni e registi del calibro di Rachid Benhadj, Tony Tarantino regista/produttore e (padre di Quentin),David Worth, Armand Mastroianni e Robert Altman jr.